mercoledì

La tricologia

  
La tricologia è una branca della medicina, una specializzazione della dermatologia che studia l'anatomia, la fisiologia e la patologia dei capelli cuoio capelluto e gli annessi cutanei.
              La Tricologia è stata per anni fonte di forti contrapposizioni, tra chi la voleva come scienza medica e chi no.
nel era della conoscenza rimaniamo sconcertati quanto stiamo indietro con le ricerche in questo settore, pensate che fino a pochi anni fa cioè 2008/2009 non esisteva in Italia e in tutta l'Europa ( eccetto Svizzera )esami di tricologia nei programmi universitari, quindi nessun dottore specialista nel settore. Gli unici competenti in materia sono i dermatologi che hanno approfondito personalmente le ricerche sulla tricologia e ne hanno fatto una specializzazione. >>CONTIUA>>

GABRIELLE D’ANUNZIO: IL TESORO DEI POVERI

C’era una volta una copia di poverelli, ed erano, questi due poveri, cosi miseri che non possedevano nulla, non avevano pane da mettere nella madia, né madia da mettere il pane. Non possedevano casa per mettere una madia, né campo per costruire una casa. Non avendo né campo, né casa, né madia, né pane, erano in verità assai poveri.
Del pane ne avevano abbastanza per elemosina, e qualche volta un po’ di companatico e un po’ di vino, ma non del cibo lamentavano la mancanza, quanto della casa, avrebbero preferito di rimaner sempre a digiuno e possedere una casa dove accendere qualche ramo secco o ragionare serenamente.
Quel che aspira di meglio al mondo, in verità, a preferenza anche del mangiare, è posseder quattro mura per ricoverarsi. Senza le sue quattro mura, l'uomo è come una bestia errante.
 In una sera triste della vigilia di Natale, triste soltanto per loro, perché tutti gli altri in quella sera hanno il fuoco nel camino e le scarpe quasi affondate nella cenere, i due poverelli si sentivano più miseri che mai. Come si lamentavano e tremavano su la via maestra, nella notte buia, s'incontrarono in un gatto assai misero, misero quanto loro, poiché non aveva che la pelle su le ossa e pochissimi peli su la pelle. Perché se avesse avuto molti pelli e non avesse avuto la pelle aderente alle ossa, certo sarebbe stato egli forte abbastanza per catturare topi e non rimanere cosi magro. Si come i poveri sono buoni e si aiutano fra loro, i due raccolsero il gatto e gli diedero un po’ del cibo che loro avevano per elemosina. Subito dopo, il gatto si mise a camminare davanti a loro e li condusse in una vecchia campana abbandonata dove c’era un caminetto, che un raggio di luna illuminò un instante, poi sparì insieme al gatto, cosicché i due poverelli si trovarono seduti nel buio.
Pensarono che sarebbe stato bello se avessero un pezzo di legnaia acceso per riscaldarsi e poter raccontare le favole.
D'un tratto due carboni si accesero in fondo al camino, due bei carboni, gialli come l'oro, il vecchio si fregò le mani, in segno di gioia e chiede alla sua donna se anche lei sentiva il bel caldo, la dona rispose di sì e distese le mani aperte davanti al fuoco. Si misero a raccontare favole per tutta la notte sicuri di essere protetti da Dio, visto che i due carboni brillavano sempre e non si consumavano mai.
Quando venne l'alba, i due poverelli che avevano sentito caldo tutta la notte, videro in fondo al camino il povero gatto che li guardava dai suoi grandi occhi d'oro e hanno capito che quelli erano i carboni che loro si erano scaldati la notte intera.
Il gatto disse che il tesoro dei poveri è l'illusione.

domenica

Maturità 2012, le vere tracce


               Il Ministro Profumo annuncia le materie della seconda prova della maturità di quest’anno!
               Ecco le materie della seconda prova dell’esame di maturità 2012:
·         Liceo classico: Greco
·         Liceo scientifico: Matematica
·         Liceo linguistico: Lingua straniera
·         Liceo socio psico pedagogico: Pedagogia
·         Liceo artistico: Figura disegnata
·         Istituto tecnico commerciale: Economia aziendale
·         Istituto tecnico per geometri: Topografia
·         Istituto tecnico per il turismo: Lingua straniera
·         Istituto professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione: Alimenti e alimentazione
·         Istituto professionale per i servizi sociali: Psicologia generale e applicata
·         Istituto professionale per tecnico delle industrie meccaniche: Tecnica della produzione e laboratorio
               Per il settore artistico (licei e istituti d’arte) la materia di seconda prova ha carattere progettuale e laboratoriale (Architettura, Ceramica, Mosaico, Marmo, Oreficeria ecc.) e si svolge in tre giorni.
               Per gli istituti tecnici e professionali sono state scelte materie che, oltre a caratterizzare i diversi indirizzi di studio, hanno una dimensione tecnico-pratico-laboratoriale, in questo caso la seconda prova può essere svolta in forma scritta o grafica o scritto-grafica o scritto-pratica, utilizzando, eventualmente, anche i laboratori.
              L’esame di maturità 2012 inizierà mercoledì 20 giugno con il tema d’italiano.
              La seconda prova si svolgerà giovedì 21 giugno. >>CONTINUA>>

Cavalieri templari, inizi


                I cavalieri Templari, definiti anche Pauperes Commilitones Christi Templique Salomonis, ovvero “Poveri compagni di Cristo e del Tempio di Salomone”, furono uno dei primi Ordini militari cristiani.
                Da sempre collegati al Santo Graal  e al tesoro del Tempio di re Salomone, avevano lo scopo di difendere il regno di Gerusalemme dai musulmani. Questi ultimi erano usciti sconfitti dalla Prima Crociata, partita da Costantinopoli nel 1097 e conclusasi due anni più tardi con la conquista di Gerusalemme.
               Al contempo i Templari dovevano assicurare la protezione dei pellegrini che sempre affluivano in Terra Santa da tutta l’Europa. In virtù di estesi provi leggi fiscali e del ruolo di mediatori nelle transazioni commerciali tra Vecchio Mondo e Oriente, l’Ordine si arricchì oltremisura. Divenne allora una potenza economica e politica di grande rilevanza, temuta sia dalla Chiesa sia dal sovrano francese Filippo il Bello, che nel 1314, fecce sopprimere l’ultimo Gran Maestro dell’Ordine dei Templari, Jacques de Molay.
Purtroppo, a causa della scarsità di documenti … >>CONTINUA>>

. I ruoli individuali nei gruppi di studio

 Cooperative Learning






Il lavoro cooperativo per portare frutto necessita di un’atmosfera positiva nel gruppo, ove l’attenzione di ciascun membro è focalizzata al raggiungimento del fine. Il lavoro nel gruppo va equamente ripartito tra i componenti, rispettando le responsabilità di ciascun ruolo. I ruoli ruotano ad ogni nuovo compito cooperativo.
Nella discussione è necessario il massimo rispetto delle opinioni e dei contributi degli altri membri. Lo scopo del lavoro cooperativo non è di argomentare per vincere una disputa, ma quello di trovare la maniera migliore per svolgere il compito assegnato, in modo che ciascuno sia convinto dello svolgimento e insieme si cresca dal punto di vista cognitivo.
L’attenzione e il necessario rispetto per i colleghi dovrebbe obbligarci a dimenticare i nostri problemi personali durante il lavoro di gruppo. I disaccordi vanno risolti amichevolmente e ciascuno si deve sentire responsabile di fare fino in fondo la propria parte anche nella comprensione verso gli altri. In un gruppo che opera secondo questi suggerimenti, ciascuno se ne avvantaggia, perché le capacità del team sono maggiori di quelle risultanti dalla somma dei componenti.
In un team di tre, ci si aspetta che ciascun membro rivesta uno dei seguenti ruoli:

1)      problem solver;
2)      scettico;
3)      controllore.
Durante la discussione nel gruppo, ogni componente ha la responsabilità di prendere in considerazione questioni che vengono sollevate da un altro membro e che sono rilevanti o pertinenti rispetto al ruolo che esso riveste. Ogni membro del gruppo deve sentire l’obbligo di aiutare il gruppo a lavorare efficacemente, senza perdere tempo.
Responsabilità del Problem Solver – Coordinatore:
·         organizzare la prossima riunione del gruppo;
·          presiedere e facilitare la discussione nel gruppo;
·          mantenere l’attenzione del gruppo focalizzata sulla soluzione del compito;
·          incoraggiare il gruppo ad affrontare il problema secondo una successione di stadi;
·          incoraggiare la partecipazione di tutti i membri del gruppo nel processo di problem solving.
Vengono esemplificate alcune domande che il problem solver può porre o commenti appropriati che può fare.
·          Ciascuno spieghi o sintetizzi il testo del problema.
·         Possiamo usare un diagramma o ricorrere ad uno schema per chiarire il problema o una parte di esso?
·         Qual è l’incognita o cosa richiede il problema?
·         Elenchiamo le ipotesi, le assunzioni e le difficoltà.
·         Concentriamoci sul problema.
·         Facciamo una stima ragionata del risultato.
·         Elenchiamo tutti i metodi possibili di risoluzione.
·         Qual è l’algoritmo più generale che permette la soluzione di questo problema?
·         Possiamo considerare questo punto quando specifichiamo nel dettaglio la successione dei passaggi.
·         Passiamo al prossimo stadio.
·         In che maniera puoi difendere questa tua affermazione?
Scettico
È il ruolo più difficile da svolgere in modo costruttivo. Lo scettico pone frequentemente domande rispetto al procedimento di soluzione del problema, cerca spiegazioni e chiede valutazioni. Non si accontenta di "si" o "no", ma ricorda che l’enfasi deve essere posta sul "perché" o sul "come" e sulle relazioni con informazioni e algoritmi precedentemente noti.È compito dello scettico stimolare il gruppo nella ricerca di soluzioni alternative.
Responsabilità:
·         porre domande sulla ragione per cui si esegue un certo passaggio o si segue una particolare direzione nel tentativo di risolvere il problema;
·         cercare di pensare e proporre soluzioni alternative al problema;
·          determinare il numero di cifre significative in ogni calcolo;
·         stabilire se il risultato in un certo passaggio abbia o meno senso;
·         focalizzare o identificare ogni assunzione fatta nella risoluzione del problema, dimostrando la correttezza o la falsità dell’assunzione considerata.
Vengono esemplificate alcune domande che lo scettico può porre o commenti appropriati che può fare.
·         Perché stiamo facendo questo passaggio?
·         Come può la risposta a questo passaggio permetterci di giungere ad una soluzione accettabile del problema?
·         Prima di fare questo passaggio, dobbiamo considerare quest’altro punto.
·         Abbiamo bisogno di tutte queste cifre significative?
·         Dobbiamo usare un numero maggiore di cifre significative?
·         La nostra risposta ha senso?
·         Come mai questo risultato non è in accordo con la nostra stima?
·         Quali assunzioni abbiamo fatto nella risoluzione di questo problema?
Responsabilità del controllore
·         controllare se tutti i dati e le informazioni del testo (anche quelle derivanti da inferenze) sono state considerate;
·         tenere traccia della discussione del gruppo;
·         incoraggiare gli altri membri del gruppo a fare la verifica;
·         scrivere la soluzione del problema con tutti i passaggi e far controllare agli altri membri del gruppo la stessa;
·         preparare una versione "in bella" della soluzione del problema per il docente.
Vengono esemplificate alcune domande che il controllore può porre o commenti appropriati che può fare.
·         Il libro di testo potrebbe aiutarci?
·         Quali altre fonti di informazione ci possono essere utili?
·         Ciascuno nel gruppo dovrebbe controllare questo calcolo.
·         Come possiamo fare la verifica?
·         In quale altro problema abbiamo già risolto questa parte del problema?
·         È necessario dimostrare la validità di questa assunzione.
·         Prima che scrivo la soluzione, siamo tutti d’accordo sul procedimento?
In un gruppo di quattro, un ruolo ulteriore è quello del "revisore", con la responsabilità di verificare che quanto preparato da chi prende nota sia privo di errori.
I ruoli ruotano ad ogni nuovo problema
In un gruppo ove ciascuno coopera positivamente senza perdere tempo, tutti ne traggono vantaggio, in quanto ciascuno acquisirà una conoscenza più approfondita e maggiori abilità nella soluzione dei problemi: questo aiuterà ad ottenere dei voti migliori.
I componenti un gruppo, come ultima risorsa hanno la facoltà di espellere un membro che rifiuta di cooperare o che fa troppe assenze ingiustificate. Essendo molto grave, questa decisione va discussa anche col professore.

Unità d'Italia - tema


Uno dei protagonisti del movimento nazionale italiano fu Giuseppe Mazzini, membro della carboneria, il quale puntava alla costituzione di un’Italia unita, libera, indipendente e repubblicana.
Mazzini rifiutava l’idea di un’Italia federale; era convinto che uno Stato centralizzato avrebbe meglio rappresentato l’unità nazionale. Secondo Mazzini il popolo aveva come missione quella di portare a termine l’unità nazionale che non doveva essere realizzata da un sovrano italiano né con l’aiuto di una potenza straniera ma attraverso un’insurrezione popolare.
Nel 1831 Mazzini fondò un’organizzazione clandestina nazionale che doveva incitare alla lotta popolare. Il metodo scelto da Mazzini per la lotta fu quello del ricorso ai moti insurrezionali che avrebbero innescato poi una sollevazione delle masse popolari preparate all’azione per mezzo della propaganda. I tentativi insurrezionali promossi dai mazziniani si trasformarono tutti in pesanti sconfitte perché le masse popolari non comprendevano come propri gli obiettivi di propaganda.
Dopo la sconfitta delle piccole repubbliche instaurate durante la Prima guerra di indipendenza(1848-1849) in tutta la penisola, l’unico stato italiano che non subì moti rivoluzionari fu lo Stato sabaudo. Alla guida del governo sabaudo vi era Camillo Benzo di Cavour, per il quale il regno di Sardegna, stringendo alleanze con potenze straniere, doveva cacciare l’Austria dalla penisola per poter costituire un vasto regno dell’Italia Settentrionale. Tale convinzione portò Cavour ad inviare in Crimea un contingente sardo; ciò consentì al regno sabaudo di partecipare al Congresso di Parigi dove Cavour sollevò la questione italiana.
Di fronte all’ennesimo insuccesso dei mazziniani nella spedizione di Sapri, Cavour, nell’incontro segreto di Plombiers, decise di allearsi con la Francia. Secondo gli accordi stipulati, Napoleone III (Luigi Napoleone diviene imperatore nel 1852 con tale nome) sarebbe entrato in guerra a fianco del regno sabaudo solo se quest’ultimo fosse stato attaccato dall’Austria. In cambio la Francia avrebbe ricevuto Nizza e la Savoia. Cavour, per provocare l’Austria, fece disporre truppe sabaude lungo il confine con i territori austriaci. Dopo un ultimatum austriaco respinto da Vittorio Emanuele II, l’Austria attaccò il regno di Sardegna (II Guerra d’Indipendenza). Come da patti la Francia si schierò con Vittorio Emanuele II. Dopo una serie di vittorie delle truppe sardo-francesi, Napoleone III propose all’Austria un armistizio in quanto nell’Italia centrale esponenti filopiemontesi, saliti al potere, chiedevano l’annessione al regno sabaudo. Il 12 luglio 1859 a Villafranca fu siglata la pace tra Francia ed Austria. La pace prevedeva la cessione della Lombardia da parte dell’Austria alla Francia, la quale successivamente la consegnò all’Italia, e la restaurazione dell’ordine nell’Italia centrale. Nel 1860 nell’Italia centrale si tennero dei plebisciti con esito favorevole all’annessione al regno sabaudo. Terminava così la prima fase dell’unificazione pensata da Cavour. Il 5 maggio 1860 rientrano in scena i mazziniani che organizzarono una spedizione di mille volontari guidati da Giuseppe Garibaldi, avente lo scopo di fare insorgere le masse popolari meridionali. Garibaldi, sbarcato in Sicilia, piegò subito la resistenza delle truppe borboniche e, in nome di Vittorio Emanuele II, vi proclamò la dittatura. Dopo aver sedato nel sangue un moto contadino contro i proprietari terrieri iniziò la risalita verso Napoli. Garibaldi sbarcò in Calabria 19 agosto 1860 sotto il fuoco nemico delle navi borboniche e la resistenza di uno sparuto gruppo di fedeli ai borboni prontamente messo a tacere. Nella Casina dei mille Garibaldi dimorò un paio di giorni per far riprendere fiato alle sue truppe, sopportando anche l’attacco delle navi borboniche che non ebbe però alcun esito. In seguito i mille risalirono verso Napoli dove entrarono il 7 settembre 1860. Intanto, per paura che Garibaldi potesse giungere a Roma, Cavour inviò truppe piemontesi in Umbria e nelle Marche, occupandole. Le truppe quindi si misero in marcia verso Napoli pronte a scontrarsi con Garibaldi il quale però non era interessato a combattere contro di esse. Questi preferì attendere l’arrivo del re. Nel frattempo nell’Italia meridionale si tennero dei plebisciti per l’annessione al regno sabaudo, che ebbero esito favorevole. Il 26 ottobre 1860, con lo storico incontro di Teano, Garibaldi consegnò a Vittorio Emanuele II tutti i territori da lui liberati. In epoca immediatamente successiva anche le Marche e l’Umbria furono annesse al regno sabaudo per mezzo di plebisciti. L’unificazione nazionale prendeva così corpo, anche se essa non era ancora completa perché il Lazio rimaneva territorio papale e il Veneto era in mano austriaca. Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II era proclamato re d’Italia.Nel 1866 scoppiò la guerra austro-prussiana, cioè la III Guerra D’indipendenza. Italia si schierò con la Prussia con il premeditato intento di sottrarre il Veneto all’Austria. La guerra ebbe esito negativo per l’Italia ma, grazie alle vittorie prussiane e alla pace di Vienna, il Veneto fu annesso al regno d’Italia.Per il completamento del processo d’unificazione mancava soltanto l’annessione dello Stato pontificio, operazione questa di difficile attuazione in quanto Papa Pio IX non era in alcun modo intenzionato a rinunciare al potere temporale. Di fronte a questo rifiuto, Garibaldi e i suoi volontari tentarono per due volte di occupare Roma ma Napoleone III, protettore dello Stato pontificio, glielo impedì. Con la caduta di Napoleone III a seguito della guerra franco-prussiana, truppe italiane guidate dal generale Cadorna entrarono a Roma dopo essersi aperti un varco presso Porta Pia (20 settembre 1870), ponendo fine al potere temporale del papa. Nel luglio 1871 Roma divenne la capitale del regno d’Italia.
L’unità d’Italia si era finalmente realizzata.


Giovanni Pascoli, La vita > mini - Tema


               GiovanniPascoli nasce a S. Mauro di Romagna nel 1855. All'età di dodici anni perde il padre, ucciso da una fucilata sparata da ignoti; la famiglia è così costretta a lasciare la tenuta che il padre amministrava e perde la tranquillità economica di cui godeva. Nei successivi sette anni Pascoli perde la madre, una sorella e due fratelli; prosegue gli studi a Firenze e poi a Bologna. Qui aderisce alle idee socialiste, fa propaganda e viene arrestato. Il carcere fu comunque un'esperienza che lo segnò, interiormente, in maniera decisiva, decise di abbandonare l'attività politica e dopo il rilascio si laurea in lettere. Insegna greco e latino a tre diverse università, cercando di riunire attorno a sé i resti della famiglia. Nel 1891 pubblica il suo primo volumetto di poesie, Myricae, che resta la sua opera più famosa. In Italia, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la crisi di valori che è all’origine della letteratura decadente trova eco nelle opere di molti scrittori, tra cui anche Giovanni Pascoli. Con  la sua poesia fatta di sentimenti, stati d’animo, piccole cose, cerca di penetrare il mistero dell’esistenza, il senso profondo della vita. Il suo linguaggio, simbolico, teso a suscitare suggestioni e intuizioni, fondato su accostamenti inusuali, è fortemente innovativo nel panorama della letteratura italiana. Pascoli eredita chiaramente la fine delle illusioni del secondo Ottocento nelle capacità della scienza – tecnica - industrializzazione di superare il dolore, la sofferenza, le contraddizioni degli uomini. Tutte queste cose non hanno tolto ma hanno anche creato nuovi dolori. La scienza, per Pascoli  è solo servita a togliere le illusioni della religione. Il male, per lui, non è generato dalla natura, che anzi è "madre dolcissima" ma dall'uomo sociale, ritenuto assai diverso dall'uomo primitivo che è "buono per natura".
               Il 6 aprile 1912, già malato, causa dell'abuso di alcool, muore di un cancro al fegato a Bologna, all'età di cinquantasei anni. Viene sepolto nella cappella annessa alla sua dimora di Castelvecchio di Barga, dove sarà tumulata anche l'amata sorella Maria.
Giovanni Pascoli, nonostante la sua incarcerazione  non fu un ribelle, anzi, alla maniera decadente si chiuse nel suo dolore, si isolò in se stesso, solo con le sue memorie e con i suoi morti. La sua ribellione fu un senso di ripulsa e di avversione per una società in cui era possibile uccidere impunemente e nella quale si permetteva che una famiglia di ragazzi vivesse nella sofferenza e nella miseria. Ne anche nella sua poesia non c’è ribellione, ma rassegnazione al male, una certa passività di fronte ad esso: vi domina una malinconia diffusa nella quale il poeta immerge tutto: uomini e cose. Egli accetta la realtà triste com’è, e si sottomette al mistero che non riesce a spiegare. La sua poesia non ha una trama narrativa e non è neppure descrittiva: esprime soltanto degli stati d’animo, delle meditazioni. E' l’ascolto della sua anima e delle voci misteriose che gli giungono da lontano: dalla natura o daimorti.


Il doppio volto dell’età giolittiana > tema


              Tra fine Ottocento e inizio Novecento una parte della borghesia italiana era disponibile al dialogo con il movimento operaio, perché nel Partito socialista prevalevano i riformisti, guidati da Filippo Turati. Nel 1901 si formò un governo che ebbe per la prima volta l'appoggio in parlamento dell'estrema Sinistra. Era presieduto dal liberal-democratico Giuseppe Zanardelli e aveva Giovanni Giolitti come ministro degli Interni. Nella tutela dell'ordine pubblico, il nuovo ministro degli Interni applicò la regola che lo stato doveva restare neutrale nei conflitti tra lavoratori e imprenditori. Perciò, in occasione di scioperi o manifestazioni, egli per lo più evitò di far intervenire l'esercito o la polizia per disperdere i manifestanti.

‘’In caso di sciopero il governo ha il dovere di interveni­re in un solo caso: quando venisse turbata la libertà del lavoro, quando gli scioperanti vo­lessero impedire ad altri operai di lavorare; perché la libertà del lavoro non può essere meno sacra della libertà dello sciopero.‘’

L’atteggiamen­to di Giovan­ni Giolitti nei confronti degli scioperi
e delle manifestazioni operaie.
(da Discorsi parlamentari)


Nel 1903 Giolitti divenne Presidente del consiglio e offrì a Turati di entrare nel governo. Pensava, infatti, che, con la presenza di propri rappresentanti nel governo, il movimento operaio avrebbe rinunciato alla via rivoluzionaria e avrebbe condotto le proprie battaglie all'interno dello stato, nel rispetto delle sue leggi. Turati rifiutò, perché nel Partito socialista erano tornati a prevalere gli esponenti contrari a ogni accordo con i governi borghesi.


                Giolitti fu primo ministro quasi ininterrottamente dal 1903 all'inizio del 1914. In questi dieci anni cercò di allargare la base dello stato liberal-borghese, cioè di ampliare il numero dei cittadini che si sentissero parte di questo stato e rappresentati da esso. Pertanto, oltre ad avviare il dialogo con i socialisti riformisti, cercò anche la collaborazione dei cattolici, che, fino allora erano rimasti ostili allo stato italiano.
                        

         Giolitti portò alle estreme conseguenze il trasformismo. Faceva e disfaceva maggioranze parlamentari basandosi su accordi se­greti, favori e amicizie personali, se non addirittura ricorrendo al ricatto e alla corruzione. Questi due ultimi strumenti furono sicuramente usati da Giolitti nella lotta elettorale, specie nel Sud, per ottenere l'elezione di deputati a lui fe­deli. La conseguenza fu l’aggravarsi della decadenza del parlamento, al punto che molti italiani persero ogni fiducia in esso e fecero scelte politiche antiparlamentari e antidemocratiche.
         Tutto ciò avrebbe contribuito a spianare la strada della dittatura fascista.

Lo storico e uomo politico Gaetano Salvemini
definì Giolitti: ‘’il ministro del malavita‘’.

Il suo interesse per i braccianti e i contadini del Sud fu assai minore. Verso il Meridione egli si limitò ad alcuni interventi, che offrissero possibilità di lavoro e frenassero cosi il malcontento sociale.




‘’Purtroppo persiste ancora nel governo, e in molti dei suoi rappresentanti, la tendenza a considerare come pericolose tutte le Asso­ciazioni dei lavoratori. Questa tendenza pro­duce il deplorevole effetto di rendere nemi-che dello stato le classi lavoratrici, le quali si vedono guardate costantemente con occhio diffidente anziché con occhio benevolo dal governo, il quale pure dovrebbe essere il difensore imparziale di tutte le classi di cittadini.
La ragione principale per cui si combattono le camere del lavoro è questa: che l'opera loro tende a far crescere i salari. Il tenere i salari bassi comprendo che sia un interesse degli industriali, ma che interesse ha lo stato di fare che il salario del lavorato­re sia tanto basso? E un errore, un vero pre­giudizio credere che il basso salario giovi al progresso dell'industria; l'operaio mal nutri­to è sempre più debole fisicamente e intel­lettualmente; e i paesi di alti salari sono alla testa del progresso industriale.‘’
(da Discorsi parlamentari)

Il doppio volto della politica giolittiana emerse anche nel 1912, quando fu introdotto il suffragio universale maschile. Era una riforma importantissima, ma fu accompagnata da un accordo con i cattolici, secondo il quale questi ultimi avrebbero votato per i candidati liberali che si impegnavano a sostenere le scuole gestite da ordini religiosi e contrastare un'eventuale legge sul divorzio. L'alleanza si proponeva di frenare l'avanzata dei socialisti, che avrebbero potuto trarre vantaggio dal suffragio universale. Adesso potevano votare anche i lavoratori salariati, che prima erano esclusi perché avevano un reddito troppo basso.
Nel 1914 Giolitti diede le dimissioni e fu sostituito dal liberal-conservatore Antonio Salandra.

Giovanni Pascoli, Novembre > compito


Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
                                 senti nel cuore...

Ma secco è il pruno e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
                                  sembra il terreno.

Silenzio, intorno; solo, alle ventate
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cadere fragile. È l'estate,
                                   fredda, dei morti.


La poesia “Novembre” fu elaborata nel 1890 e pubblicata su “La Vita Nuova” nel febbraio 1891 e infine fu inclusa nella prima edizione di Myricae nel 1891.
Composta di tre quartine a rima alternata, la prima impressione è di avere davanti un paesaggio primaverile, ma questa è solo un’illusione: infatti, la poesia è ambientata in novembre e i vari odori e colori sono percepiti non con i sensi ma con l’immaginazione.

 COMPRENSIONE COMPLESSIVA:

1. La poesia, interamente giocata su immagini che disegnano quadri naturali, risulta nettamente bipartita.
a. Evidenzia l'elemento linguistico che segnala tale bipartizione.

            L’elemento che bipartisce i due quadri naturali è la congiunzione “ma” perché ribalta tutto ciò che è stato detto un attimo prima.



b. Prova a riassumere il contenuto delle due parti,

Nella prima parte della poesia, che include la prima strofa, sembra che l’autore descrive la primavera (“Gemmea l'aria, il sole così chiaro”) è l’immagine di una giornata soleggiata di novembre, durante la cosiddetta “Estate di San Martino”, caratterizzata da alcuni giorni di bel tempo.
Nella seconda parte che inizia con una forte avversativa “ma”che segna un rovesciamento del quadro precedente. L’autore torna alla realtà e illustra le piante secche e spoglie il silenzio pesante, quindi, l’atmosfera autunnale.
           
ANALISI E INTERPRETAZIONE

2. Le tre quartine sono strutturate secondo lo schema della strofa saffica, una forma metrica di ascendenza classica, rara nella lirica italiana. Individua i versi che le compongono e lo schema delle rime.

La poesia e costituita da dodici versi in tre strofe saffiche, le quali sono composte di tre endecasillabi e un quinario ciascuno. La rima e alternata 1-3 e 2-4, 5-7 e 6-8, 9-11 e 10-12, e il senso e discendente, parte da una situazione positiva per arrivare alla tristezza.

3. II ritmo della poesia appare assai frantumato. Quali sono gli elementi che contribuiscono a creare que­sto andamento spezzato? Osserva l'uso della punteggiatura e la presenza degli enjambements.

La struttura della poesia stessa vuole dare un senso di lentezza, la punteggiatura, le figure stilistiche e retoriche sono molte, “Odorino amaro”, “Estate fredda”, “Gemmea l’aria”. Gli enjambements sono quattro, ogni due versi delle prime due strofe formandone uno.



4. Anche il quinario finale di ogni strofa assume molta importanza sul piano del ritmo. Ti sembra che contribuisca ad accelerarlo o a rallentarlo?
           
            La presenza del quinario finale contribuisce a rallentare il ritmo della poesia.

5. Definisci le caratteristiche complessive del lessico e della struttura sintattica, chiarendo se quest'ultima risulti semplice o complessa, e quali conseguenze ne derivino sul piano espressivo.


            A mio parere il lessico utilizzato non e complesso e, infatti, la poesia è semplice, pero e ricco di simboli. Al suo interno troviamo due sinestesie, in altre parole l’associazione nella stessa espressione, di voci che si riferiscano ad ambiti sensoriali diversi: “odore amaro”, “odi di foglie, un cadere fragile”.
È presente anche ossimoro nell’ultima strofa: “Estate fredda” cioè un accostamento di due termini opposti. Altre figure retoriche abbiamo iperbato (rappresenta un'inversione nell'ordine naturale delle parole all'interno di una frase): “secco è il pruno”, stecchite piante”, vuoto il cielo”.

6. II paesaggio nella prima strofa presenta caratteri di solarità e serenità, mentre nel resto della lirica as­sume un aspetto funebre e sinistro. Rintraccia nel testo gli indizi che confermano quest’affermazione.

Nella prima quartina viene usato un lessico che esprime dei caratteri di solarità e serenità come: “gemme l’aria”, ”sole chiaro”, “albicocchi in fiore”, ”senti nel cuore”. Invece le altre due strofe assumano un aspetto sinistro grazie a “secco, stecchite, nere trame, cavo silenzio, cader fragile, estate dei morti”.

7. Quali campi sensoriali entrano in gioco nella percezione del paesaggio? Individuali strofa per strofa.
La prima strofa inizialmente da una percezione generale di come sono l’aria e il sole, in seguito utilizziamo la vista per cercare degli alberi in fiore, ed in fine l’odorato per il profumo degli albicocchi in fiore e il gusto per l’odorino amaro del prunalbo. Nella seconda parte utilizziamo la vista perche vediamo gli alberi secchi, le piante stecchite. in ultima strofa usiamo l’udito, perche intorno e silenzio e tra una raffica di vento e l’altra si sentono le fragili foglie cadere a terra nei giardini e orti.

8. II dato referenziale, l'estate di san Martino, che cade nella prima metà di novembre, compare al ter­mine della poesia. Quale funzione svolge?
L’estate  di San Martino compare al termine della poesia per chiarire il periodo di qui si tratta, perché nelle prime due strofe il contrasto e opposto, quindi, può confondere l’orientamento del lettore.

9. II simbolismo risponde a nuovi bisogni espressivi, legati a una percezione del mondo profondamente cambiata rispetto a quella che ha dominato l'Ottocento. Chiarisci in che cosa consista questo muta­mento.

Il simbolismo è un movimento artistico sviluppatosi in Francia nel XIX secolo che si manifestò nella letteratura, nelle arti figurative e di riflesso nella musica. La poesia dei simbolisti è antirealistica, ha come riferimento un modello astratto di compostezza classica e l’imitazione di modelli antichi. Per questi poeti l’arte deve essere incontaminata dalle problematiche sociali. L’elemento fondamentale del Simbolismo è che sotto la realtà apparente, quella percepibile con i sensi, si nasconda una realtà più profonda e misteriosa, a cui si può giungere solo per mezzo dell'intuizione poetica. La nuova generazione di poeti, quindi, manifesta la propria sfiducia nella scienza, perché incapace di penetrare nelle oscure profondità dell’animo umano, né di spiegare i desideri dell’inconscio, dei sogni. Il poeta, invece, può penetrare ed entrare in queste realtà attraverso quell’intuizione che gli è propria. Per questi nuovi contenuti della poesia i simbolisti elaborarono un linguaggio nuovo, non più logico, ma analogico, che permetteva di portare alla luce le corrispondenze e i misteriosi legami esistenti tra le cose più diverse; questo perché la parola deve avere la capacità di comunicare le molteplici emozioni che il poeta avverte come simultanee.


lunedì

La vera storia dei Cavalieri Templari

              Nato il 07/03/1941 Beaconsfield in Regno Unito Piers Paul Read, professore di storia a Cambridge, saggista, romanziere, è autore di dodici acclamati romanzi tra quale ‘’Game in Heaven with Tussi Marx‘’ (1966) cioè,’Gioco in Paradiso con Tussi Marx‘’, ‘’The Junkers ‘’ (1968),‘’Monk Dawson‘’ (1969),il best-seller internazionale ‘’Alive‘’. Nel 1988 è stato assegnato il premio ‘’James Tait Black Memorial Prise‘’ per il libro ‘’Una stagione in Occidente‘’. Ha scritto diversi lavori per la televisione e alcuni dei suoi romanzi sono diventati film. Il suo lavoro e fortemente influenzato della sua fede cattolica, concentrandosi spesso sui temi religiosi. Quasi tutte le trame dei suoi romanzi sono fissate in Europa e molti mostrano un grande interesse e simpatia per la Germania.
            ‘’The Templars‘’ o ‘’La vera storia dei Templari‘’ pubblicato per la prima volta nel 1999 presso editoria Weidenfield Nicilson in Gran Bretagna e stato tradotto in italiano di Maria Cristina Cesa nel 2001 e pubblicato nel 2006 presso editoria Newton Comton. L’obiettivo di questo volume, è di trovare risposte elle domande come:’Chi, erano davvero i Templari?‘’,’Chi, o che cosa,si nascondeva dietro di loro potere?‘’ ‘’ Quale eventi ne determinò la caduta?‘’ Dopo aver tracciato a grandi linee la storia del Tempio di Gerusalemme e delle tre religioni monoteistiche principali,l’Ebraismo,il Cristianesimo e l’Islam, l’autore ricostruisce dettagliatamente la vicenda di quest’Ordine di monaci guerrieri.
            Nel 1114 il Conte Ugo di Champagne arrivò in Terra Santa con un seguito di cavalieri tra quali,Ugo di Payns,ufficiale nella casa e molto legato al conte. Dati i problemi con quali i pellegrini si confrontarono nel loro pellegrinaggio in Terra Santa,Ugo di Payns e un cavaliere chiamato Goffredo de Saint-Omer proposero la costruzione di una comunità di cavalieri che avrebbe seguito la regola di un Ordine Religioso,dedicandosi alla protezione dei pellegrini e del regno di Gerusalemme dai musulmani che erano usciti sconfitti dalla prima crociata (1097-1099).
            La proposta di Ugo fu ben accolta dal re e dal patriarca e il giorno di Natale del 1119,Ugo di Payns e altri otto cavalieri fecero voto di castità,povertà e obbedienza davanti al patriarca della chiesa del Santo Sepolcro. Si chiamarono i Poveri Cavalieri di Cristo, ricevono un gran numero di doni tra quali, da parte di Re Baldovino, un posto dove vivere sul lato meridionale del Monte del Tempio che i crociati chiamarono il Tempio di Salomone, di conseguenza sarebbero stati conosciuti in seguito come ‘’Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone‘’, ’Cavalieri del Tempio di Salomone ‘’, ‘’Cavalieri del Tempio‘’ o semplicemente ‘’i Templari‘’. In virtù dei loro fatti beneficiarono di privilegi fiscali e del ruolo di mediatori nelle transazioni commerciali tra Vecchio Mondo e Oriente,benefici che gli arricchirono oltre misura,facendoli diventare una potenza economica e politica temuta sia dalla Chiesa,sia dai politici dell’epoca. Tra gli anni 1139-1312 le sedi templari si diffondono in tutta l’Europa contestualmente all’aumentare il potere dell’ordine. Nel 1291 in seguito dalla sconfitta dei cristiani in Terra Santa inizia la decadenza dell’Ordine Templare cosi che nel 1307vengono confiscati tutti beni degli appartenenti su disposizione di Re Filippo il Bello,re di Francia,a causa del fato che loro erano i suoi principali creditori. Sulla pressione della tortura molti cavalieri confessarono fatti di eresia al intero dell’Ordine,quindi Papa Clemente V ordina l’arresto dei membri dell’Ordine in tutta la cristianità.
             In decorso di più di cento anni,l’Ordine conosce ventitré Grandi Maestri ,l’ultimo,Jacques de Molay figlio di un nobile burgundo,entrò a fare parte dell’Ordine nel 1265 e dopo ventinove anni diventa il Grande Maestro. Nel processo contro di lui,a seguito delle torture,prima confessò i fatti di eresia,per poi ritirare le ammissioni fatte e sostenendosi non colpevole,nel 18/03/1314 fu arso sul rugo.
     Il fatto che il libro e scritto in modo abbastanza semplice, lo rende facile da leggere e interessante.I dati storici sono precisi e anche se l’autore si propone di dire ‘’la vera storia dei Templari basata sulle più recenti ricerche storiche‘’,secondo me non riesce,il volume essendo una miscela tra storia e legenda.