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La Politica di Stalin

               Iosif Vissarionovič Džugašvili,  è stato rivoluzionario e politico sovietico bolscevico conosciuto come Stalin, (d’acciaio), Segretario Generale del Partito Comunista dell'URSS e leader del Paese tra 1924 e 1953. Il termine “stalinismo” indica spesso una visione, o una trasformazione delle idee del marxismo e del movimento operaio in modo da creare una rigida, e piuttosto elementare dottrina del mondo e della storia, una visione filosoficamente oggettiva del realismo, e la sussunzione sistematica di ogni accidente o compromesso, anche di natura più temporanea, sotto categorie teoretiche, allo scopo di fornirne una giustificazione in termini dottrinari e ideologici. Nonostante cresciuto in un seminario ortodosso, pratica l'ateismo come una religione, che si contrappone in modo incompatibile alle altre religioni, demolendo le chiese, mettendo fuori legge gli sacerdoti e le pratiche religiose. In seguito Stalin, eliminò progressivamente ogni rappresentante di quella che poteva essere una minaccia, sia politica sia professionale, allo scopo di sostituirla con elementi nuovi, da lui promossi, e pertanto a lui grati e fedeli. Nonostante questo, in seguito alla vittoria contro Hitler nella Seconda Guerra Mondiale, viene esaltato come: “padre dei popoli”, “maestro e guida”, “difensore degli oppressi e della pace”, fino alla pubblicazione di cosiddetto “rapporto di Khruščёv”, il suo predecessore, Nikita Khruščёv, che accusandolo di diversi crimini, inizio la “destalinizzazione”.



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